Fattura rifiutata dalla Pubblica Amministrazione

La fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione, obbligatoria dal 2015, ha aperto la strada a nuovi processi digitali, ma ancora oggi presenta alcune criticità operative. Questo iter coinvolge tre soggetti chiave: il fornitore, il Sistema di Interscambio (SdI) e l'ente pubblico destinatario.

Il meccanismo è semplice: il fornitore emette la fattura elettronica, che viene inviata al SdI per un controllo. Se non vengono rilevati errori, la fattura viene inoltrata alla Pubblica Amministrazione, che effettua una seconda verifica. Si posso verificare due condizioni:

  • Se il SdI non ha validato la fattura e l'ha scartata, si deve considerare non emessa e neppure inviata alla PA, ne consegue che la fattura va corretta e rimandata, Per maggiori informazioni leggi Fattura scartata dal SdI.
  • Se invece la fattura ha passato i controlli del SdI ed è stata recapitata alla PA, qui partono i controlli da parte della PA è importante considerare anche le regole che disciplinano il rifiuto dei documenti, pur trasmessi correttamente attraverso il SdI.

Fattura consegnata dal SdI ma rifiutata dalla PA

Le circostanze e le cause del rifiuto delle fatture elettroniche da parte della PA sono state dettagliate dal decreto MEF n. 132/2020, che individua cinque situazioni specifiche:

  • la fattura elettronica si riferisce a operazioni non effettuate in favore del destinatario indicato.
  • il CIG (Codice Identificativo di Gara) o il CUP (Codice Unico di Progetto) è stato indicato in modo errato o non è stato inserito.
  • il codice di repertorio è mancante o inserito in modo sbagliato.
  • il codice AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio) o il relativo quantitativo non è stato riportato correttamente.
  • il numero e la data della determinazione dirigenziale d’impegno di spesa per le fatture emesse verso Regioni o enti locali sono stati omessi o indicati in modo errato. 

Rifiuto entro i 15 gg 

Il processo di accettazione o rifiuto di una fattura elettronica da parte della Pubblica Amministrazione segue una procedura diversa rispetto ai casi di scarto. La PA ha fino a 15 giorni dal ricevimento della fattura per rifiutarla.

Anche se la fattura viene rifiutata, essa è comunque considerata emessa ai fini fiscali, come chiarito dall'Agenzia delle Entrate nel principio di diritto n. 17/2020. Per correggere eventuali errori o omissioni segnalati dalla PA, sarà necessario emettere una nota di variazione o una nuova fattura.

Coca accade oltre la decorrenza dei termini 

Dopo la "decorrenza dei termini", ovvero trascorsi 15 giorni senza che la Pubblica Amministrazione abbia comunicato l'esito della fattura, se l'ufficio si accorge di un errore, ti contatterà direttamente (tramite telefono, email o PEC). In questi casi, la PA può richiedere l'emissione di una nota di credito e una nuova fattura elettronica. La soluzione più semplice è annullare completamente la fattura errata con una nota di credito e inviare una nuova fattura seguendo le indicazioni dell’Amministrazione.